IL BEATO ANGELICO E L’ANNUNCIAZIONE DI CORTONA

Artista di spicco della prima metà del ‘400, Giovanni da Fiesole, detto anche il Beato Angelico o Fra’ Angelico (al secolo Guido di Pietro), fu indubbiamente un artista religioso, la cui arte fu profondamente ispirata dalla sua fede, ma fu anche un pittore consapevole dei problemi della cultura del suo tempo. Non abbiamo notizie certe sulla sua formazione artistica. Forse, essendo entrato presto nell’Ordine dei Predicatori dei Domenicani, ebbe modo di poter fare i primi passi nell’ambito della miniatura (come ci dice anche Vasari nelle Vite), visto che essa si praticava nei monasteri dotti. Certo è che la sua tecnica pittorica si sviluppò nella Firenze dove operavano Lorenzo Monaco, Gherardo StarninaMasolino da Panicale, per citarne solo alcuni, e le loro influenze si evidenziarono anche nell’opera del Beato Angelico.

Beato Angelico, Annunciazione, 1430 ca. Tempera su tavola, 175×180, Cortona (Ar), Museo Diocesano

Ad esempio, da Lorenzo Monaco apprese l’uso dei colori accesi e innaturali oltre all’uso di una luce molto forte che annullava le ombre. Da Masaccio imparò invece l’impiego di figure concrete e solide che ricordano lo stile di quest’ultimo. La commistione tra le due epoche in cui Beato Angelico visse è quindi ben evidente: da un lato il Trecento – secolo che ancora risentiva molto delle influenze dell’arte medievale con l’uso di stoffe preziose e di fondi dorati – e il Quattrocento dall’altro – epoca in cui si ha la nascita della prospettiva e dove si esaltano i principi del realismo pittorico.

Beato Angelico, Annunciazione, particolare

A partire dagli anni ’30 del XV secolo, infatti, realizzò opere dove si coniugavano queste eredità differenti, senza che l’una avesse la meglio sull’altra. Lo possiamo osservare nel lavoro che andremo ad analizzare oggi: si tratta dell’Annunciazione realizzata tra il 1430-33 circa e oggi conservata presso il Museo Diocesano a Cortona (Ar).

Opera molto ben conservata (la stessa cornice è originale), essa è ritenuta dalla critica il primo vero capolavoro dell’artista. L’Annunciazione di Cortona vede la scena collocata entro una loggia chiusa ai lati da una serie di colonne e, sul fondale, da un muro ad archi scorciati in prospettiva. La Vergine si trova sulla destra del dipinto ed ha le mani incrociate sul petto, mani che ricordano da vicino quelle che dipingeva Masolino da Panicale. Ella si sta leggermente piegando in avanti sul suo trono rivestito in broccato d’oro e sta recitando le parole dell’apostolo Luca che sono iscritte sul pannello, a mo’ di fumetto.

Beato Angelico, Annunciazione, particolare

Davanti a lei si trova l’angelo con l’indice sollevato. Sopra il capo della Vergine c’è la colomba dello Spirito Santo. Sulla sinistra, invece, si trova un giardino recintato con il roseto, i cui fiori rimandano al sangue della Passione, e la palma, che ricorda il futuro martirio di Cristo. Si tratta dell’hortus conlcusus, forma tipica di giardino medievale, allusivo alla verginità della Madonna e le piante che lo compongono sono dipinte con grande attenzione; vi è anche il busto di Isaia che profetizzò il parto di Maria. Oltre l’albero di palma vi è la scena della Cacciata dal Paradiso. Le ali dell’angelo, collocate in maniera tale che le punte cadano al centro del pannello, si muovono con magnificenza.

Beato Angelico, Annunciazione, particolare con cacciata di Adamo ed Eva dal Paradiso in alto a sinistra

Come dicevamo in apertura, dunque, l’effetto generale di questo lavoro ci mostra un artista che si fa portavoce degli stilemi dell’epoca che egli vive: le descrizioni dettagliate dei particolari resi con cura minuziosa, il ricorso a colori assolutamente brillanti e preziosi (il rosso, il blu lapislazzuli) che si sposano perfettamente con gli azzurri e i rosa cangianti da un lato e la plasticità delle figure inserite in un contesto pienamente prospettico ormai rinascimentale a tutti gli effetti dall’altro.

 

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